By Dylan Hubbard

Abstract

I wrote this essay for my "Italian II & Culture" course, which was taught by Giulia Po DeLisle. It is a biographical account about the life of my great grandfather Salvatore Givonetti (1910-1997). It details his life growing up in a small town in Piemonte, Northern Italy and his life in America after coming here as a young man. The reason why I wrote this piece is to show respect to my origins. During COVID, I became very interested in family research and began to learn about my family history with the help of my grandparents and relatives in Italy. However, when trying to learn about my great grandfather's family, I hit a bit of a brick wall due to the lack of information accessible in the United States. In July of 2023, I traveled with my mother to his hometown to research where my great grandfather came from. The goal of this article is to capture a glimpse into what life was like in Italy for many people during the first half of the twentieth century, and why so many individuals traveled to the United States to build better lives for their families.

Paese mio lontano: La storia di un piemontese in America

Leo and Helen Givonetti, an elderly Italian couple wearing nice clothes smiling at the camera while posing as if dancing.

Figure 1: I miei bisnonni, Salvatore & Elena. (Collezione personale di Dylan Hubbard).

Il mio bisnonno Salvatore era nato in una famiglia molto umile, ma amorevole, il 29 ottobre 1910 a Torino. Suo padre, Alberto, era un sarto e sua mamma, Dorina, era una contadina che lavorava duramente nelle risaie come una mondina. Per raccontare un po’ la storia della mia famiglia, è importante spiegare le origini dei genitori del mio bisnonno. Il padre di Salvatore era il quarto figlio di otto nato da Giovanni Givonetti e Maria Forno di Zimone. La famiglia lavorava molto duramente nel settore agricolo come facevano in quel periodo molte famiglie di questo paese. Zimone è un piccolissimo paese situato nelle Alpi Biellesi nella regione Valle Elvo e Serra del Piemonte.

A newspaper clipping of Alberto and Dorina Givonetti, an elderly Italian couple posing behind a cake for their 50th Wedding Anniversary.

Figure 2: I miei trisnonni Alberto & Dorina: Notizie dal 50 anniversario pubblicato nel Boston Globe, giugno 1959. (Collezione personale di Dylan Hubbard).


Durante l’epoca, Zimone era noto per la produzione di carri agricoli che erano molto importanti per la zona perché l'industria agricola era a quel tempo la principale fonte di reddito per molte persone. Alberto, a differenza del padre e dei fratelli che erano contadini, decise di diventare sarto. Il Biellese è noto anche per la sua produzione tessile, e molti giovani in quel periodo decisero di diventare sarti. Nel giugno del 1909, Alberto sposò una contadina del vicino paese di Magnano. Si chiamava Dorina Cullati ed era l'ultima figlia nata da Giuseppe Cullati e Anna Carrera. All'epoca erano molto diffusi i matrimoni tra paesi vicini per preservare il patrimonio agricolo della zona. Però, per i genitori di Salvatore, la vita che conducevano in Italia non era molto fruttuosa, e suo padre Alberto prese la difficile decisione di lasciare la sua nuova famiglia e venire in America alla ricerca di migliori opportunità di lavoro. Raggiunse New York nell'ottobre del 1911 e subito dopo si stabilì a Boston. Non molto tempo dopo, Alberto chiamò sua moglie per andare in America nel giugno del 1912. La coppia prese la difficile decisione di lasciare il loro unico figlio in Italia alle cure degli zii e dei nonni.

A group of people: five adults and two boys, standing together outside a house.

Figure 3: La famiglia Givonetti “dal Bun”: Da sinistra a destra: Pierangelo, Giuliano, Agostino, Anna, Alessandro, Pina, e la mia bisnonna Elena. Zimone, luglio 1963. (Collezione personale di Dylan Hubbard).

Il mio bisnonno parlava molto poco della sua vita in Italia. Purtroppo, questo è stato il caso di molti immigrati negli Stati Uniti perché la povertà ha avuto un profondo impatto sulla vita che vivevano nella loro terra naturale. Il mio bisnonno è cresciuto in una casa molto grande situata in Via Garibaldi a Zimone. La casa fu costruita agli inizi del novecento da Giovanni Givonetti e uno dei suoi figli, Giuseppe. La casa fu costruita e poi divisa in parti in modo che tutta la famiglia potesse viverci. In assenza dei suoi genitori, il mio bisnonno Salvatore è stato allevato dai nonni paterni, dagli zii Agostino e Giuseppe, e dalle rispettive mogli Anna e Cecilia. “Lino”, com'era chiamato dalla sua famiglia, era cresciuto tra i suoi vari cugini che erano per lui come fratelli. Rimase in stretto contatto con loro per il resto della sua vita anche dopo essersi trasferito in America, perché fu sempre estremamente grato a loro e ai loro genitori per averlo allevato quando i suoi genitori erano assenti dal paese.

Givonetti Family group standing around one member sitting at a dining room table inside a house.

Figure 4: La famiglia Givonetti “dal Bun”: Da sinistra a destra: Andrea, Lisa, Dylan, Pierangelo, Giuliano, Riccardo, e Rossella. Azeglio, luglio 2023. (Collezione personale di Dylan Hubbard).

Le pochissime cose che il mio bisnonno disse sulla sua infanzia riguardavano sempre ricordi felici; le cose semplici che gli davano gioia. Nella sua eulogia per suo nonno, mia madre Lisa scrisse: “Una cosa che mi ricordo di mio nonno sono le storie della sua vita che ci raccontava durante le cene festive o durante le visite a cena a casa sua. Storie della sua giovinezza in Italia, povera, ma contenta di ricevere ogni piccola indulgenza; forse un'arancia, scarpe nuove o un pezzo di cioccolata a Natale.” Nella sua giovinezza, il mio bisnonno aiutava la sua famiglia nell'azienda agricola, occupandosi degli animali e raccogliendo i raccolti. Penso che queste esperienze abbiano formato la sua etica del duro lavoro, perché la vita non era stata facile durante la sua giovinezza. Quando era molto più grande, molti anni dopo che i suoi genitori si erano stabiliti negli Stati Uniti, mandarono a chiamare il figlio nella “la terra delle opportunità” per iniziare una nuova vita.

A two-story stone and brick building with a roof photographed on a sunny day.

Figure 5: La casa Givonetti “dal Bun”. Zimone, luglio 2023. (Collezione personale di Dylan Hubbard).

Quando il mio bisnonno arrivò per la prima volta negli Stati Uniti da giovane, a metà degli anni ’20, si trovò un mondo completamente nuovo. Ha incontrato sua sorella minore, Ines, per la prima volta. Vide alcune delle prime automobili, e sperimentò il trambusto della città di Boston. Era tutto molto diverso dal piccolo villaggio che aveva lasciato non molto tempo prima. A questo punto, la famiglia di Salvatore era ben radicata in America e se la passava molto bene. Il padre di Salvatore, Alberto, si era assicurato un lavoro come sarto a Brooks Brothers; un'ottima azienda di abbigliamento. Durante i primi anni in America, Salvatore cominciò a lavorare molto duramente nel settore della ristorazione e dell'alberghiero. Iniziò a pulire i tavoli, poi divenne cameriere, e poi il direttore in alcuni dei migliori alberghi e ristoranti di Boston. Durante questo periodo, Salvatore suonò anche il violino in una banda da lui formata chiamata “Leo Leona and his Royal Vagabonds". Però, all'inizio degli anni '30, la povertà raggiunse nuovamente Salvatore e la sua famiglia durante la Grande Depressione. Nel 1937, iniziò a lavorare in un nightclub molto famoso di Boston chiamato il Cocoanut Grove.

A group of seven people posing for a photo on the side of the road with mountains in the background.

Figure 6: La famiglia Givonetti & Raviglione a Monte Bianco: Da sinistra: Mio nonno John, Piera, Ivo, la mia bisnonna Elena, Maria, Floriana, e Marco. Courmayeur, luglio 1963. (Collezione personale di Dylan Hubbard).

Il 28 novembre 1942 fu un giorno che sarà ricordato a lungo nella storia di Boston. Era il giorno del famigerato incendio del Cocoanut Grove Nightclub che uccise 492 persone (Boston Fire Historical Society). L'incendio, ad oggi, detiene il secondo maggior numero di vittime causate da un singolo incendio. Il mio bisnonno lavorava lì da quasi cinque anni al momento dell'incendio. La notte dell'incendio, il mio bisnonno lavorava lì come direttore dell'ingresso principale del club. Avevo anche altri membri della famiglia che lavoravano lì, incluso lo zio della moglie del mio bisnonno. Quello che segue è un estratto da un'intervista al Boston Globe sull'incendio:

Leo S. Givonetti, agendo come direttore dell’ingresso del locale, disse che la sala era piena alla sua massima capacità, e per un'ora e mezzo prima dell’incendio, aveva detto uscire i clienti che continuavano a entrare nel locale. “Il capo cameriere era al telefono, e ricordo di avere sentito un urlo all’ingresso. Pensavo che fosse una rissa e sono corso all’ingresso per chiamare la polizia. Appena arrivato, ho visto le fiamme venire dal guardaroba sopra il Melody Lounge. Il capo cameriere mi disse di correre all’impazzata e aprire la porta d’uscita vicino al palco dell'orchestra. Tutti erano nel panico”. Il Sig. Givonetti ha detto che la porta d’uscita era rossa, e non coperta. La folla era così spaventata, e ha detto che lui e il capo cameriere erano stati spinti fuori sulla strada. “Ho provato a rientrare per aiutare ma non ci sono riuscito. Il capocameriere rientrò e perse la vita”. - (Il Pittsburgh Press, 1 dicembre 1942).

Leo S. Givonetti, acting as captain at the main entrance, said the main dining room was packed to capacity and that he had been turning away customers for an hour and a half before the fire. ‘The headwaiter was at the phone and I remember hearing a scream in the lobby. I thought there was a fight and ran into the lobby to call the police. As I got there, I saw flames coming from the coat room over the Melody Lounge. The head waiter told me to run like hell and open the exit door on the opposite side near the bandstand. Everyone was panicky’. Mr. Givonetti said the exit door was red and was not covered. He said the crowd was so panicky that he and the headwaiter were pushed out into the street. I tried to get back in to help, but couldn’t. The headwaiter did and lost his life."- The Pittsburgh Press, December 1, 1942.

Five people standing in front of a white house with wood shutters.

Figure 7: La famiglia Givonetti: Da sinistra: Vitalina, mio nonno John, Vera, Candido, e la mia bisnonna Elena. Zimone, luglio 1963. (Collezione personale di Dylan Hubbard).

Il mio bisnonno è sopravvissuto a malapena alla notte dell'incendio. Se non fosse sopravvissuto, non sarei qui oggi. Ha quasi perso tutto. Ma questo incendio non ha fermato il senso di coraggio e perseveranza di mio bisnonno Salvatore. Ha continuato a ricostruire e trovare nuovo lavoro per provvedere alla sua famiglia.

Nell'aprile del 1938, il mio bisnonno Salvatore sposò l'amore della sua vita, Elena Lippi. Si amavano moltissimo e furono sposati per quasi 60 anni. La coppia si era stabilita in una casa molto carina a Medford. Il mio bisnonno ha sostenuto la mia bisnonna, incoraggiando sempre a seguire i suoi sogni. Con il suo incoraggiamento, ha aperto il suo salone di parrucchieri che ha chiamato "Helen's".

Aerial photo of Nightclub remains after a destructive fire. The facade reads: Dine and Dance, Cocoanut Grove, Visit the Melody Lounge.

Figure 8: Il Cocoanut Grove dopo l'incendio, il 28 novembre 1942. (National Archives)


Il loro unico figlio, John, è nato e gli è stata offerta una vita molto migliore in America che in Italia, con tante più opportunità a sua disposizione che nel vecchio paese. Il loro figlio era un ragazzo molto creativo con una gran passione per l'arte. Riconoscendo il talento di suo figlio e coltivando le sue inclinazioni artistiche, Salvatore ed Elena hanno sostenuto il sogno di John di diventare un artista di talento in futuro. Crescendo, John ha affinato le sue capacità, affinando la sua arte ed espandendo i suoi orizzonti artistici. Con il sostegno dei suoi amorevoli genitori, il talento di John si affermò come un rinomato artista commerciale, creando opere accattivanti che catturarono il cuore di molti.

Black and white photo of person in white suit standing in front of palm tree with dining tables and chairs to each side.

Figure 9: Lo zio della mia bisnonna, Angelo Lippi, direttore del Cocoanut Grove prima dell’incendio. Circa 1940. (National Archives).

Dopo aver costruito la sua famiglia, il mio bisnonno ha deciso di intraprendere nuove iniziative. Aveva lavorato per qualche tempo al “Fall River Shipyard” come elettricista dopo l'incendio al Cocoanut Grove. Poi, ha lavorato al Red Roof Hotel a Boston come un cameriere. Ma subito dopo, con suo cognato e due amici, decise di acquistare un ristorante chiamato il Lobster House da un uomo chiamato Tony George. Il ristorante è stato a Charlestown, nel Massachusetts, e all'epoca era un locale celebre e di grande successo. Insieme ai suoi colleghi, Salvatore mise il suo cuore e la sua anima nel locale, portando pesce fresco e delizioso alla gente del posto. Il ristorante è stato aperto per molti anni ed ha avuto molto successo. Ha fornito una vita molto confortevole al mio bisnonno e alla sua famiglia, e ha lavorato molto duramente per farlo.

Ad showing pictures of the inside of a restaurant with text: The Lobster House, Charlestown, Massachusetts.

Figure 10: Cartolina dal ristorante “The Lobster House”, a Charlestown (anni ‘50). (Collezione personale di Dylan Hubbard).

Nei suoi ultimi anni, il mio bisnonno si godete la pensione con sua moglie, viaggiando per il mondo e trascorrendo del tempo con la loro nipotina. Viaggiare era la loro passione; e hanno visitato insieme molti paesi, tornando molte volte nella loro terra natale, l'Italia. Salvatore è stato un nonno molto affettuoso verso la sua unica nipote, mia mamma Lisa. Ha un bellissimo ricordo di lui e del profondo legame che aveva con suo nonno. Morì nel 1997 circondato dalla sua amorevole famiglia. Ha lasciato un'eredità alla sua famiglia per le generazioni seguenti.

Three adults and two children standing outside of a house, with a window and staircase behind them.

Figure 11: Il mio bisnonno con suo cugino Candido, i suoi nipoti, e suo zio Agostino. Zimone, luglio 1963. (Collezione personale di Dylan Hubbard).

Il viaggio della famiglia Givonetti da Zimone, in Italia, agli Stati Uniti è stato pieno di difficoltà, resilienza e amore. La sopravvivenza del mio bisnonno Salvatore dopo l'incendio di Cocoanut Grove è servita a ricordargli di apprezzare le benedizioni della vita e di perseguire i propri sogni con incrollabile determinazione. Attraverso la loro dedizione, passione e sostegno reciproco, Salvatore, Elena e John hanno creato un'eredità che ha attraversato generazioni, ispirandomi a seguire le loro aspirazioni e a sfruttare al meglio ogni opportunità che la vita presenta. Per me, la storia del mio bisnonno è molto stimolante e mi ha sempre affascinato. Anche se è morto prima che io nascessi, i suoi ricordi e le sue esperienze di vita hanno sempre avuto un impatto fondamentale sulla mia vita e mi hanno ispirato a lavorare sodo come ha fatto lui.

A young person and an older person leaning over a large book on a table, examining its pages.

Figure 12: La ricerca genealogica a Zimone con Adriano Forno, luglio 2023. (Collezione personale di Dylan Hubbard).

Riconoscimenti e apprezzamenti

Volevo esprimere la mia gratitudine e i miei ringraziamenti a tutta la mia famiglia e ai miei amici in Italia per il loro aiuto nella ricerca genealogica della mia famiglia, in particolare: Adriano Forno, Mauro Forno, Alessandra Givonetti, Fiorella Givonetti, Giuliano Givonetti, Pierangelo Givonetti, Paola Perazzone, Floriana Raviglione, e Giovanna Soncina. Grazie mille, dal profondo del mio cuore, per avermi fornito le informazioni e le storie sulla mia famiglia. Sarò per sempre grato per il vostro aiuto! Dedico questo articolo al mio bisnonno Salvatore “Lino” Givonetti, e a suo figlio, mio ​​nonno, John. A mio nonno John, grazie per aver sempre instillato in me l'orgoglio della mia eredità e non dimenticare mai le mie radici. Ti amo tanto!

Bibliografia:

  • "Curb Clamped on All Boston Night Resorts." The Pittsburgh Press, Pennsylvania, 1 Dec. 1942.
  • Lyons, Louis M. "Fire Department Okayed Cocoanut Grove." The Boston Globe [Boston, Massachusetts], 1 Dec. 1942.
  • "The Story of the Cocoanut Grove Fire." Bostonfirehistory.org, Boston Fire History. Accessed 19 Feb. 2024.

Biographical Statement - Dylan Hubbard

My name is Dylan Hubbard and I am a freshman at the University of Massachusetts Lowell studying psychology and considering a double minor in criminal justice and Italian. I am a born-and-bred New Englander from Dracut, Massachusetts and come from a very proud Italian-American family. Surrounded by the unique traditions, stories, and love that only an Italian family can offer, the yearning to learn about where my ancestors came from is something that had deeply impacted me from a young age. The stories of my grandparents' and great grandparents' lives in Italy, and the accounts of their journey and experiences after they came to America, have always deeply inspired me. I love traveling abroad and photographing my travels—especially in Italy. I also play violin in the university orchestra and have a deep passion for music.